FONTANA ELISABETTA


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Claudio Raccagni

Recensione


S’incrina la pelle; si sgretola; brucia, come in un immenso rogo, dove le emozioni nere, più scure dell’ignoto, la fanno da padrone. Elisabetta Fontana conosce istintivamente i “Fantasmi del passato” e li riporta nelle sue opere, dove prendono vita sfiorando le emozioni del pubblico e suonando con loro il ricordo del passato; delle ferite dell’anima; degli incubi di allora, che ancora portano la loro presenza nel presente.

L’opera di Fontana esprime un ricordo traumatico, non solo psichico, ma vissuto sulla pelle; ecco la presenza del sangue, che con la sua staticità fa vivere allo spettatore la quasi certezza di un incubo lungo, asfissiante, pericoloso a tutti gli effetti. Un ricordo che si esprime perfettamente.

L’anima ed il corpo sono imprigionati nella tela, nel terriccio bucato, strappato, come si strappa il cuore dopo un brusco colpo.

Si può percepire un legame con violenze all’amore: lo spettatore nota gli strappi, forse casuali, che formano l’allontanarsi di due cuori, fiori malati, che, comunque, donano a quest’opera la sua parte più amorevole.



Gennaio 2010
Claudio Raccagni
(scrittore e poeta)

http://www.claudioraccagni.it/2010/01/17/elisabetta-fontana/



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