FONTANA ELISABETTA


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Federica Soncini

Recensione

INTIMA-MENTE


L'arte di Elisabetta Fontana nasce da una profonda esigenza interiore di esprimere e rielaborare gli stati emozionali che la abitano. I suoi quadri sono una continua esplosione emotiva e materica che riconduce ad una forza inconscia ed ancestrale che risale alle origini dei tempi ed alla creazione stessa: è il big bang dell'energia cosmica, elemento primordiale da cui si genera l'universo interiore di tutte le emozioni . Sono quadri cosmici, quelli di Elisabetta.
Fondamentale il suo rapporto coi materiali e l'impiego della tecnica mista: l'artista-demiurgo crea il proprio mondo manipolando la creta, magma primordiale all'origine del tutto in cui traspone infiniti stati emozionali: si parte da un'idea creatrice che gradualmente si evolve e si trasforma, in perfetta sinergia col materiale utilizzato: l'idea entra in esso, si perde, si ritrova e si trasforma. La creta, (come uno stadio incontaminato della mente che si plasma sulle emozioni che la invadono) richiede un processo di rielaborazione tecnica lenta e graduale, in cui si genera un tempo di "gestazione"dell'opera piuttosto lungo,che compartecipa al processo di elaborazione emozionale ed interiore che si vuole rappresentare. L'utilizzo sapiente e delicato degli smalti e delle plastiche, è invece frutto della conoscenza profonda maturata dall'esperienza professionale di Elisabetta come "nail artist". Mentre l'utilizzo dell'oro riconduce direttamente alla matrice divina che permea ogni cosa, ricollegandosi alla luce,elemento sempre presente in tutte le sue opere.
Il risultato di tutto questo sono quadri materici, densi di vita interiore, percorsi d'anima e di mente che seguono di pari passo la trasformazione alchemica degli elementi utilizzati: l'arte di Elisabetta non è soltanto un fatto puramente formale, ma è frutto di un'attenta ed accurata analisi che la conduce ad una ricerca molto profonda verso l'essenza delle cose, per poi riconnettersi col l'origine del tutto. Sondando i tortuosi percorsi dell'anima e traducendoli in un'attenta elaborazione dei materiali, le sue creazioni sembrano trasmutare il proprio vissuto personale sublimandolo: e' così che si compiono le evoluzioni e rivoluzioni interiori dell'anima.
Ecco che la sua arte, vissuta come prolungamento e completamento del proprio essere, diviene consapevole "terapia artistica",dove emergono ferite, stati d'animo, emozioni, che rielaborate, vengono "curate" tramite un attento ed accurato lavoro sui materiali impiegati, per giungere ad una necessaria quanto inevitabile trasformazione materica e dell'anima molto profonda.
Intima -Mente è un progetto artistico, ma anche interiore, di un vissuto personale e di una propria rielaborazione emozionale, dove l'arte diviene il processo fondamentale nella rielaborazione terapeutica che "cura" e lenisce ferite dell'anima e riordina gli stati della mente. Per l'artista è un momento catartico e liberatorio da cui scaturisce la pura libertà creativa ed espressiva, istinto profondo e primordiale senza vincoli e schemi precostituiti. L'anima ritrova finalmente la sua strada nella libertà di espressione, libera di scoprire sé stessa e di giungere, senza paura, alla propria essenza, liberandosi da tutti i tipi di emozioni e di convenzioni. Si sondano gli spazi di buio e di luce, con equilibrio ed una certa consapevolezza.
Intima-Mente è un gioco di parole ma anche dell'anima, che non ha paura di sondare e di affrontare i propri abissi e le ragioni della propria essenza, mostrandosi coraggiosamente nelle sue infinite ma necessarie contraddizioni.
Le motivazioni artistiche di Elisabetta nascono da una grande passione per l'arte. Durante l'esperienza di Umbria Jazz, l'artista ha modo di conoscere direttamente l'opera di Alberto Burri alla "Fondazione Burri" a Città di Castello, che le darà lo stimolo necessario per approfondire il discorso di rielaborazione dei materiali: le realtà organiche ed informali dei cretti, delle combustioni e dei sacchi risuonano nell'animo di Elisabetta come un irresistibile richiamo, quasi un segnale di appartenenza lungamente cercato e ora finalmente ritrovato. L'esigenza espressiva che emerge da tutti questi materiali, la riconduce ad un personale e sentito desiderio creativo di esprimere sé stessa ed il proprio mondo: il processo di creazione è iniziato.
Ecco che tra le "ferite" di Burri, memoria della sua professione medica, e quelle dell'anima di Elisabetta, si crea una identificazione profonda. Le combustioni la riconducono invece al tormento interno. Inizia per lei un processo crativo che la conduce ad una rilettura dei materiali burriani,in un percorso analogo di ricerca sulla materia, realtà organica mai inerte e in continua trasformazione e, come nel grande artista, le sue opere diverranno azioni che hanno a che fare con l'esistenza, prive di condizionamenti esterni.
Questo fatto si coniuga, con la capacità artigianale di concepire questo lavoro come un esperimento ininterrotto e costante sulla realtà del proprio vissuto.
Le opere di Elisabetta sono eseguite a tecnica mista: materiali come sabbie, terre, creta, resina, olio, acrilico e smalti si fondono in significativi connubi cromatici.



Ottobre 2008
Federica Soncini
(giornalista-critico d'arte)



METAMORFOSI DELL'ANIMA


Quest'opera segna un importante passaggio creativo nonchè spirituale per lei: una evoluzione tecnica e materica che procede di pari passo con la sua consapevolezza e maturità interiore. Ancora una volta l'arte e le sperimentazioni di Elisabetta conducono ad un percorso di catarsi e rielaborazione personale.
Dopo varie sperimentazioni Elisabetta ha trovato un modo innovativo ed inedito di miscelare armonicamente l'arte povera e la resina ottenendo un esito materico soddisfacente e di efficace impatto visivo nonché estetico. Quando Elisabetta cambia sperimenta e crea, come in questo caso, una tecnica nuova, Elisabetta trasforma e cambia qualcosa dentro di sé.
Ecco che l'anima/cretto che affiorava nelle precedenti opere, in conflitto perenne con le emozioni con cui doveva confrontarsi, assume una consistenza materica più armonica rispetto al mondo con cui deve confrontarsi. Il conflitto sembra aver lasciato spazio al gioco delle emozioni e della vita, in un fluire continuo di sperimentazioni materiche e cromatiche.

Il Cretto ,simbolo dell'anima di Elisabetta, è un magma materico corposo e primordiale che ci riconduce alle origini della vita, realizzato con la tecnica innovativa ……assume qui la sembianza e la conformazione di una ferita rimarginata che Madre Terra, la Pacha Mama invocata dagli sciamani, guarisce. La rielaborazione materica diviene parte integrante del processo di trasformazione del vissuto personale e della sua evoluzione pittorica.
Si succedono così, sperimentazioni materiche e cromatiche che la conducono ad una rielaborazione continua molto profonda ed ad un confronto intimo con sé stessa, nel bene e nel male. Solo sondando i più profondi recessi dell'animo e della materia, sperimentandola e sperimentandosi, si può risalire alla bellezza della luce/oro ed all'ordine, quasi in un processo terapeutico inconscio e continuo di catarsi e guarigione dalle proprie "emozioni cromatiche". Ecco allora che l'arte di Elisabetta diviene quasi un'operazione "sciamanica" che utilizza, nel rituale della creazione pittorica, i quattro elementi più uno, il Quinto, per una sua personalissima ma pubblica guarigione offerta altruisticamente nei suoi quadri. Chi viene a contatto con le opere e l'arte di Elisabetta non guarda solamente, ma viene sottoposto a sua volta ad un'altra visione: quella speculare di sé stesso e del proprio stato emozionale.
Proprio come in uno specchio che rimanda emozioni, le nostre , che magari sono rimaste soffocate troppo a lungo, dentro di noi, magari senza mai aver avuto il coraggio di distinguerle e poi di liberarsene. Elisabetta è riuscita a farlo e proprio in questo consiste il punto della sua arte.
Attenzione a chi guarda quindi, e a chi viene visto.



Dicembre 2009
Federica Soncini
Critica Arte



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