FONTANA ELISABETTA


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Giulia Sillato

Recensione



Elisabetta Fontana si identifica perfettamente con MITICARTgallery, inedito nome assegnato alla Galleria d’Arte, recentemente
aperta, con quattordici colleghi, nel quartiere di Chelsea a New York, già pubblicizzata su internet e ulteriormente divulgabile
attraverso la sua prossima partecipazione all’Art Expo di New York. Il nome della nuova galleria newyorkese sembra si addica
perfettamente al suo personaggio e alla sua espressione artistica, veicolata attraverso quei colorati tessuti che con multiple pieghe
sono la costante e imprescindibile base dell’opera: falde di stoffa, vetrificate dal rigor aeternum, ci trasportano indietro nel tempo, ci
reimmettono su antichi circuiti epocali, ci restituiscono, con la sensazione tattile dei panneggi, l’immagine della donna d’altri tempi,
quella che Elisabetta, giovane artista degli anni Duemila, non può, né deve, più essere, non prima di aver passato, all’arte, le
consegne dell’atavica femminilità, entrata, come forma apparente, nell’Olimpo immaginario. Pieghe in movimento: curvate,
rapprese, distese, interrotte, schiacciate da calchi materici, evocanti tracce, impronte, segni terrosi di un passato lontano, che
riemergono dall’impasse del tempo a riattivare il ricordo, incastrato tra la materia-lità contemporanea. Strutture conglomerate di
frammentazioni materiche, strutture incardinate di forme (o Metaforme?) e segni, si propongono con l’espressione elegante e
ricercata di una sensibilità estetica, derivante dall’appartenere, ella, al mondo del nailstilism, ma esiste un altro, e più pregnante,
livello di lettura e interpretazione: quello nascosto non tra gli strumenti esecutivi, bensì tra le modalità compositive. Osservando
attentamente, in ciascun’opera, la composizione, ci si rende conto che l’artista manda segnali essenziali, cerca di trasmettere
messaggi precisi, affidandoli all’abilità di decodifica dello spettatore, tutt’altro che generici impulsi dell’anima, come alcuni hanno
scritto (giacchè ogni espressione d’arte, e non solo la sua, proviene dall’anima). Ella intende, invece, porre l’uomo di fronte a
un’importante responsabiltà, mai venuta meno con il trascorrere dei secoli, anzi, oggi più necessaria che mai: il sentimento d’Amore,
che non è solo attrazione tra due esseri, ma attrazione universale. Questa poetica, ma soprattutto il modo compiutamente artistico
di esprimerla, traspare dalla disposizione degli elementi protagonisti, a cui l’artista dà, sempre, collocazione fissa e simmetrica, sia essa orizzontale, sia essa verticale, individuando un centro ideale per collocarvi sopra e sotto, oppure a sinistra e a destra, le “pedine del gioco” le quali, in tal modo, raggiungono, un reciproco equilibrio umorale ed estetico. “La sua visione del mondo è sempre
‘collettiva’ e anche il suo egocentrismo è per così dire ‘sociale’;[…] si presta alla mediazione e non alla chiusura; […] comprensione
e disponibilità, entrando ben presto nel cuore di tutti quelli che la conoscono […]; un’amica preziosa, altruista e aperta, che si
dedica anima e corpo alle proprie passioni e ai suoi ideali umanitari.”. Chi ha scritto queste parole ha implicitamente elaborato una
chiave di lettura semplice, ma significativa della pitto-materia di Elisabetta Fontana. Personalmente riscontro: attrazione degli
opposti (tav. 2), avvicinamento dei contrari (tav. 8), anelito all’unione (tav. 9), ansia di superamento di un inconscio
“murodiberlino”, con conseguente obiettivo di libertà spirituale (tav. 12), e confermo quanto già osservato in altri miei scritti,
un’impostazione delle questioni globalizzante e ripidamente dinamica, sia nel senso dell’orizzontalità che in quello della verticalità.
“Opere di grande magnetismo” -è il giudizio del pubblico, affluito all’ultima (in ordine di tempo) Rassegna, curata dalla scrivente al
Palazzo Ducale di Urbino -“il catalogo, di grande qualità e pregio editorale, non riesce tuttavia a rendere merito alla potenza
espressiva delle opere, quali esse appaiono dal vivo”.
Lascio alle exibitons, che chiudono questa monografia, altre riflessioni sull’importante percorso espositivo compiuto dall’artista
parmense, destinata a inarrestabile cammino.


Giulia Sillato

Storico dell’Arte di scuola longhiana




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